ISTITUTO UNIVERSITARIO DI ARCHITETTURA DI VENEZIA
Corso di Disegno B - AA
1998-99
Camillo Trevisan
Temi relativi alla seconda esercitazione individuale
I temi qui presentati si riferiscono ad un ampio e
diversificato gruppo di rappresentazioni (l'elenco che segue
sarà infatti aggiornato con il procedere del corso: a ciascun
tema sarà dedicata una lezione specifica).
Ciascun tema approfondisce un particolare aspetto - storico e
tecnico - che verrà prima analizzato in base a quanto appreso
dalle lezioni e dalla bibliografia specifica (per ogni tema è
fornita una bibliografia di base, da estendere sulla scorta delle
bibliografie presentate in ogni pubblicazione).
Compreso a fondo l'ambito del tema, lo si illustrerà
graficamente in forma compiuta e connessa.
Una volta messa in luce la struttura logica delle analisi e le
connessioni tra i passaggi, si dovrà eseguire una sintesi
grafica di quanto si è studiato e approfondito. Tale sintesi
dovrà costruire una tavola sinottica, disponendo con ordine i
punti considerati, compendiati in modo da poter essere
rapidamente esaminati nelle loro mutue relazioni. Ciascun disegno
o grafico dovrà pertanto essere autonomo - chiarendo
approfonditamente un unico punto - e contemporaneamente legarsi
logicamente al grafico precedente ed a quello successivo.
Il primo compito sarà dunque quello di comprendere a fondo i
testi consultati, compiendo degli approfondimenti e delle
verifiche personali (anche con l'ausilio di strumenti, su fogli a
parte e da portare all'esame).
Uno o più grafici iniziali saranno pertanto dedicati alla
definizione dei problemi posti dalle rappresentazioni scelte.
Seguiranno poi altri grafici di approfondimento analitico
(eventualmente affiancando altri esempi oltre quelli proposti) e
infine uno o più disegni costituiranno le conclusioni.
L'elaborato finale sarà eseguito a mano libera, su cartoncino
bianco, nel formato A1 (oppure, se necessario, nel formato A2), a
matita o a china e sarà consegnato al momento dell'esame.
Nel caso si ritenga necessario, si potrà far uso del colore -
per diversificare gruppi omogenei di segmenti, punti o aree
particolari - allo scopo di migliorare la leggibilità
complessiva dei disegni e di permettere un più semplice
confronto tra grafici diversi.
Le indicazioni date in seguito sono da considerarsi come esempio di svolgimento del tema e non come prescrizione operativa.
1) Le pitture pompeiane del II stile
La questione relativa all'utilizzo o meno della prospettiva da
parte dei Greci e dei Romani è un tema che ha affascinato un
gran numero di studiosi, suscitando spesso aspre polemiche. Il
problema purtroppo non è risolvibile per la mancanza di una
documentazione esaustiva; ci è infatti pervenuta solo una
piccolissima parte, e per giunta tarda, della produzione
pittorica del periodo classico. Gli affreschi e i mosaici
dell'area vesuviana rappresentano il più consistente gruppo di
rappresentazioni ancora esistenti, databili tra il I secolo a.C.
e il I secolo d.C. Il tema proposto in questa esercitazione
prevede l'analisi di due rappresentazioni architettoniche
affrescate sulle pareti di una stanza della villa di Poppea ad
Oplontis (Torre Annunziata). Sulla tavola saranno quindi
ridisegnate le due immagini e su di esse si tracceranno i
prolungamenti dei segmenti ortogonali al quadro, verificandone
l'andamento. Si ipotizzerà la posizione del punto di vista (la
sua distanza dal Quadro e la sua altezza), della linea
dell'orizzonte e della linea di terra in relazione all'ambiente
in cui sono collocate le due immagini. Si potrà procedere
analizzando diverse possibilità, compresa quella di
rappresentare in prospettiva corretta le due immagini verificando
gli effetti di maggiore o minore deformazione degli elementi
architettonici.
Immagini d'esempio:
- Pittura del II stile sulla parete A4 del
cubicolo H2 (dimensioni della stanza: altezza m 3,60
larghezza m 4,60 lunghezza m 4,70). Oplontis (Torre Annunziata),
Villa di Poppea. Dimensioni (LxH): m 4,60 x 3,40.
- Pittura del II stile sulla parete B5 del
cubicolo H2. Oplontis (Torre Annunziata), Villa di Poppea.
Dimensioni (LxH): m 4,70 x 3,40.
Bibliografia:
- Erwin Panofsky, La prospettiva come forma simbolica,
Feltrinelli, Milano 1961 (II ed. 1966, III ed. 1980);
- Decio Gioseffi, Perspectiva artificialis. Per la storia
della prospettiva spigolature e appunti, Istituto di Storia
dell'Arte antica e moderna, Trieste 1957;
- Euclide, Ottica, a cura di Francesca Incardona, Di
Renzo, Roma 1996;
- Angela Donati (a cura di), Romana Pictura,
Electa, Milano 1998;
- Lorenzo Fergola, La villa di Poppea a Oplontis, in
AA.VV., Pompei. Abitare sotto il Vesuvio, Ferrara Arte,
Ferrara 1996, pp. 134-42, 147-59 (la stanza in cui sono collocati
gli affreschi è la n. 23 della fig. 32 a p. 134).
2) La tomba ipogea tebana
Oggetto di studio di questo tema è la rappresentazione
architettonica nella civiltà egizia, attraverso due famosi
esempi raffiguranti entrambi una tomba ipogea: il papiro di
Torino e l'ostrakon del Cairo. All'interno della tavola
saranno quindi ridisegnati i due originali affiancati da piante e
sezioni rappresentate secondo le moderne proiezioni mongiane,
curando di evidenziare anche attraverso schizzi esplicativi le
caratteristiche della rappresentazione egizia (ribaltamenti delle
aperture e delle nicchie, difformità nelle proporzioni ecc.).
Utilizzando gli studi elencati in bibliografia, sarà possibile
eseguire un confronto dimensionale tra "progetto" e
realizzazione (nel caso della tomba di Ramses IV, che riporta le
misure dei vani). Inoltre, analizzando i rilievi di altre tombe
ipogee, sarà possibile rappresentare più dettagliatamente le
due tombe utilizzando rappresentazioni assonometriche di singoli
dettagli.
Immagini d'esempio:
- Pianta della tomba di Ramses IV dalla
Valle dei Re. Disegno su papiro. Dim. 31.1 x 104.8 cm.
Torino, Museo Egizio.
- Pianta della tomba di Ramses IX dalla
Valle dei Re. Inchiostro rosso e nero su ostrakon.
Dim. 83.5 x 14 cm. Cairo, Museo Egizio, ostrakon n. 25,
184.
Bibliografia:
- Howard Carter-Alan H. Gardiner, The tomb of Ramesses IV and
the Turin plan of a Royal Tomb, in <<The Journal of
Egyptian Archaeology>>, IV (1917), pp. 130-158.
[disponibile in fotocopia];
- J.B. Harley-David Woodward (a cura di), The History of
Cartography. Volume one: cartography in Prehistoric, Ancient, and
Medieval Europe and the Mediterranean, The University of
Chicago Press, Chicago-London 1987, pp. 126-27 [disponibile in
fotocopia];
- Charles Coulston Gillispie-Michel Dewachter, Monuments
of Egypt the Napoleonic Edition. The complete archaeological
plates from La Description de l'Égypte, Princeton
Architectural Press, Princeton N.J. 1987 (vedi anche l'edizione
economica Benedikt Taschen, Köln 1994).
3) Base ed entasi di una colonna ionica del periodo
ellenistico
I disegni incisi sulle pareti dell'adytum del Tempio di
Apollo a Didime costituiscono un documento eccezionale per lo
studio della rappresentazione architettonica nel mondo greco.
Utilizzando i grafici rilevati da Lothar Haselberger, che saranno
ridisegnati sulla tavola, è possibile effettuare una serie di
confronti tra i disegni "esecutivi" e la realizzazione
finale della colonna ionica. Si potranno effettuare inoltre delle
ipotesi sul proporzionamento dei singoli elementi che compongono
l'ordine ionico, confrontandole con quanto scrive Vitruvio al
proposito, allargando lo studio della colonna alla trabeazione e
all'intero tempio. Saranno inoltre possibili confronti tra gli
elementi della colonna del Tempio di Apollo a Didime (base,
entasi del fusto, scanalature ecc.) e quelli di altri templi
coevi. Un ulteriore oggetto di studio potrà essere la spirale
della voluta del capitello e la sua costruzione geometrica,
ampiamente indagata in epoca moderna dai trattatisti
rinascimentali (Serlio, Vignola, Palladio).
Immagine d'esempio:
- Didime, Tempio di Apollo, metà del III
sec. a.C. Disegni incisi sulla parete settentrionale dello
zoccolo dell'adytum. Due sezioni verticali della colonna e
una sezione orizzontale. Dettaglio del toro e della base di una
colonna.
Bibliografia:
- Lothar Haselberger, I progetti di costruzione per il tempio
di Apollo a Didime, in <<Le Scienze>>, 210
(1986), pp. 96-106. [disponibile in fotocopia];
- Lothar Haselberger, Werkzeichnungen am Jüngeren Didymeion,
in <<Istanbuler Mitteilungen>>, 30 (1980), pp.
191-215;
- Lothar Haselberger, Bericht über die Arbeit am Jüngeren
Apollontempel von Didyma, in <<Istanbuler
Mitteilungen>>, 33 (1983), pp. 90-123;
- Vitruvio, De Architectura (a cura di Pierre Gros),
Einaudi, Torino 1997;
- Enciclopedia dell'Arte Antica, volume Apparati (cfr. rilievi di
capitelli e basi ioniche).
4) L'eroon nella rappresentazione
vascolare della scuola apula
L'eroon è una piccola cappella in materiali leggeri a
colonnette di legno o a muri pieni che si costruiva sulle tombe o
che ospitava l'immagine di un eroe. Nelle rappresentazioni
vascolari è usata come cornice di rappresentazioni mitologiche,
spesso imitate dal repertorio teatrale. Questo tema potrebbe
essere sviluppato in forma di classificazione, sia per modalità
di rappresentazione sia per tipologia.
Immagini d'esempio:
- Ruvo, "Pittore di Licurgo". Cratere a volute
(particolare). Aiace che fa violenza a
Cassandra, 360-350 a.C. ca. Terracotta, alt. 80 cm.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
- Cratere apulo proveniente da Ruvo, L'incontro
tra Oreste e Ifigenia in Tauride, 350-325 a.C. Napoli,
Museo Archeologico Nazionale, cat. 225.
- Taranto, "Gruppo di Konnakis". Frammento di cratere, Scena di teatro, metà del IV sec.
a.C. Terracotta, alt. 22.5 cm. Würzburg, Martin von Wagner
Museum.
- Taranto, "Pittore dionisiaco". Frammento di cratere a
campana (particolare), Apollo e Artemide
davanti a un tempio, 380-370 a.C. ca. Terracotta.
Amsterdam, Allard Pierson Museum.
- "Pittore di Copenhagen". Cratere a mascheroni a
figure rosse, Naiskos in cui siede un
uomo tra due giovani, 340 a.C. ca. Matera, Museo
Nazionale Ridola, cat. 339.
- "Pittore del Sakkòs bianco". Cratere a mascheroni a
figure rosse, Ade e Persefone sul kliné,
320 a.C. ca. Matera, Museo Nazionale Ridola, cat. 336 (vedi anche).
- "Pittore di Ganimede". Anfora apula a figure rosse, Orfeo e un defunto, 330-320 a.C. ca.
Basilea, Antiken Museum Basel und Sammlung Ludwig, cat. 214.
- Arte lucana, "Pittore del Primato". Cratere a volute
(particolare), Elettra, Oreste e
Pilade davanti alla tomba di Agamennone, 350-340 a.C. ca.
Terracotta, alt. 63 cm. Napoli, Museo Nazionale.
Bibliografia:
- AAVV, I Greci in Occidente, Bompiani, Milano 1996;
- J Charbonneaux-R. Martin-F. Villard, La Grecia Classica,
Rizzoli, Milano 1985;
- A.D. Trendall, Red figure vases of south Italy and Sicily,
Thames and Hudson, London-New York 1989.
5) La Galleria del Borromini a Palazzo Spada, Roma
Un attento osservatore, che visiti e percorra la Galleria di
Palazzo Spada a Roma, è colpito da una reale e voluta
contraddizione: egli vede unarchitettura deformata, ma
percepisce - e decodifica razionalmente - una ideale galleria
regolare, nella quale le colonne sono tutte della medesima
altezza e ugualmente distanziate tra loro. Una simile esperienza,
in realtà, avviene ogni qualvolta si osserva una prospettiva o
una fotografia. In questo caso, tuttavia, leffetto scenico
dato dallentrare in una prospettiva, potendola percorrere
tutta sino ad una soglia incerta e sconosciuta, ci proietta in
una nuova dimensione. Questa lieve vertigine è poi accentuata
dal continuo modificarsi sia di quello che vediamo, sia di ciò
che percepiamo.
L'esercitazione proposta svilupperà pertanto i seguenti punti:
- Identificazione e spiegazione grafica del meccanismo di
deformazione prospettica tridimensionale.
- Analisi della Galleria di Palazzo Spada e confronto con il
"vero" modello ideale e il suo deformato.
Bibliografia e immagini:
- Rocco Sinisgalli, Una storia della scena prospettica, dal
Rinascimento al Barocco. Borromini a quattro dimensioni,
Cadmo, Firenze 1998.
6) Il trait della trompe
d'Anet
La stereotomia è la scienza del taglio dei solidi; usando le
proiezioni geometriche per la determinazione della forma e delle
dimensioni dei conci di pietra o degli elementi in legno che
costituiscono archi, volte o cupole. La difficoltà di
spiegazione e di comprensione del metodo è evidente: il trait
è un grafico che considera e coinvolge tre dimensioni, anche se
separatamente, per coppie. In un trait coesistono infatti
due o più proiezioni ortogonali, riferite a piani normalmente
tra loro perpendicolari: le proiezioni non appartenenti a piani
paralleli a quello di rappresentazione vengono su questo
ribaltate. La presenza contemporanea di due o più sezioni, poste
a registro ed eventualmente ribaltate, consente di operare nelle
tre dimensioni dello spazio, quasi come se si stesse costruendo
un modello in cartone delloggetto. Come anche nella doppia
proiezione mongiana, il metodo del trait - dato un
qualsiasi punto del quale siano note le coordinate X e Y (la
pianta) - consente infatti di ottenerne la quota (lalzato).
L'esercitazione prenderà in esame uno degli esempi più
significativi e interessanti: la trompe d'Anet, di
Philibert Delorme. Verrà pertanto descritto graficamente il
metodo del trait e la sua applicazione all'esempio
proposto.
Bibliografia:
- Philibert Delorme, Le premier tome de larchitecture,
Paris 1567 (succ. 1568, 1576, Rouen 1648, 1894, Bruxelles 1981,
Paris 1988).
- Jean-Marie Pérouse de Montclos, Larchitecture à la
française, XVIe, XVIIe, XVIIIe siècles, Picard, Paris 1982.
- Robin Evans, La trompe di Anet, in «Eidos» n. 2
(1988), pp. 50-7.
- Si veda anche il seguente studio,
inerente la stereotomia e, in particolare, la trompe
d'Anet.
Visitatori dal 02/05/2000 |